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martedì 9 novembre 2010

Significato di "Bluetooth"


E’ un nuovo standard di trasmissione wireless. E' una tecnologia basata sulla connessione via onde radio. Si tratta di una tecnologia affidabile, veloce (1Mbit/s), a basso consumo ed estremamente portatile. Con questa tecnologia PC, cellulari, palmari, agende elettroniche e tutti i vari dispositivi mobili potranno scambiarsi dati anche senza una connessione diretta via cavo.

Ma perché il nome Bluetooth e cioè Dente Blu ??

In realtà la parola Bluetooth era conosciuta già da secoli, anzi un millennio fa!
Se foste stati abitanti dei paesi scandinavi avreste associato subito la parola bluetooth a questo "simpatico" signore...





Chi è?
E’ Harold, Harold Blaatand cioè proprio Harold Bluetooth, dente blu, vissuto dal 911 al 985 o 986 secondo le fonti e fu re di Danimarca. Ebbe il grandissimo merito di unire terre fino a quel momento divise oltre che dal mare anche da tradizioni e antichi dissapori: Danimarca, Svezia e Norvegia.
Harold ha collegato paesi apparentemente diversissimi così come il bluetooth collega cellulari con portatili con stereo, ecc… quindi il collegamento è proprio Il Collegamento!
Ma resta ancora insoluto il termine Bluetooth.
La risposta è semplice: Bluetooth, Blaatand o Dente Blu era il soprannome di Harold che aveva letteralmente un sorriso bluastro merito della sua passione per particolari bacche blu. Ne mangiava in continuazione, e alla lunga i suoi dentini ne hanno risentito…
Lo stesso logo Bluetooth, anche se non sembra, è l’unione delle iniziali di Harold e Bluetooth cioè B e H!



Un’altra versione è che:
Chi è questo Bluetooth?
Quando iniziarono le ricerche per portare avanti questa tecnologia si pensò anche al nome da attribuirgli. Tutti pensarono ad un re vichingo del dodicesimo secolo passato alla storia per aver unificato e portato alla cristianità i regni di Norvegia e Danimarca.
Proprio come il Bluetooth capace di mettere in comunicazione tra loro dispositivi diversi ed altrimenti separati. Il suo nome era Harald Blatand, la traduzione in inglese diventa Bluetooth!

la Matrioska o Matrëška

LE ORIGINI :
Il termine Matrioska deriva dal latino "mater". Le matrioske sono nate tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900 nel laboratorio per giocattoli del famoso artista Mamontov, nella cittadina di Sergev Posad a 40 km da Mosca. Mamontov era alla ricerca di nuove immagini per nuovi giochi e guardava soprattutto al Giappone come fonte di idee. E proprio da questo Paese giunse nel 1890 il progetto di una bambola di legno. Subito i maestri più bravi la realizzarono: nacque così la prima matrioska, ora conservata al Museo del Giocattolo di Sergev Posad.

IL SIGNIFICATO:
Le matrioske più classiche , che rappresentano una contadina, riflettono un significato culturale. La donna in Russia ha un carattere molto forte. In fatto di contenere al suo interno alti piccoli oggetti richiama il concetto di fertilità. La donna russa si occupa dei figli, della casa, del lavoro, riesce a fare carriera anche più del uomo. Solo in Unione Sovietica per esempio ci sono stati tanti casi di donne ingegnere.

Nata come giocattolo, la matrioska divenne ben presto un simbolo della Russia. Presentata all'Esposizione Internazionale di Parigi nel 1900, il suo successo fu immediato.

Le matrioske rappresentano contadine che si aprono per rivelare al loro interno un ragazzo, dentro al quale si trova un'altra ragazzina più piccola e così fino all'ultimo bambino. 










Come si realizza una matrioska
La materia prima è il legno di tiglio. Questa pianta fornisce un legno molto facile da lavorare in tutte le direzioni senza necessità di seguire le tipiche nervature. Inoltre questo tipo di legno può vantare un peso specifico inferiore a quello di altre piante rendendo quindi leggero il manufatto, e la diffusione di questa pianta è frequente in tutta la Russia.
Altri legni che più raramente possono esere utilizzati per la realizzazione delle matrioske sono la betulla e l'ontano.
Dalla tornitura del legno si ricava il prodotto grezzo che subisce un primo trattamento a base di collanti che vengono stesi sull'intera superficie con lo scopo di renderla omogenea e fornire una base aggrappante per la pittura.
Successivamente si passa ad una fase di lucidatura che renderà perfettamente liscia la superficie.
Terminata questa fase preparatoria, si passa alla realizzazione artistica utilizando colori a tempera o acrilici, ed in alcuni casi rivestendo parti della matrioska con foglia d'oro o altri materiali per impreziosire l'opera.
Al termine per proteggere il dipinto vengono stesi diversi strati di laccatura che oltre a proteggerlo dalla luce, dalla polvere e dalle impronte, gli donano un bellissimo effetto di trasparenza e lucentezza.
Questo ultimo passaggio di laccatura a volte non viene eseguito e le ragioni possono essere dal semplice risparmio economico del materiale e della lavorazione, ad una scelta specifica dell'artista. In questo caso la matrioska apparirà opaca e con colori meno brillanti.
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domenica 7 novembre 2010

Perchè Valentino Rossi ha il Numero 46!

"Il numero 46 nasce dal periodo delle minimoto. Ero in una squadra che avevo formato con due ragazzi di Gatteo a Mare, Marco e Maurizio Pagano. Proprio i due fratelli che mi hanno prestato l'Aprilia 125 per debuttare in circuito a Misano.
Tutti e tre avevamo il numero 46, perché correvamo in tre categorie diverse. Anche loro erano appassionati del Giappone e dei piloti giapponesi: una volta ci siamo esaltati per una wild card del Gran Premio del Giappone a Suzuka, che faceva dei numeri incredibili sotto l'acqua. Aveva il 46. L'abbiamo voluto anche noi.
Poi l'ho abbandonato, nel campionato italiano e nell'Europeo. Ma quando sono arrivato al Mondiale, ho dovuto scegliere un numero.
Ho scoperto che era anche il numero che aveva Graziano quando ha vinto il suo primo gran premio, con la Morbidelli 250, nel 1979. Proprio l'anno in cui sono nato io. Per questo ho deciso che il mio numero, per il Mondiale, sarebbe stato il 46.
Quel numero racchiude la mia carriera, in parte anche la mia vita. Di sicuro simboleggia la mia grande, incredibile avventura.


Autobiografia 'Pensa se non ci avessi provato'. V.Rossi