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venerdì 22 ottobre 2010

Origine dei cognomi


L'uso del cognome come identificativo di una famiglia si fa risalire all'antica Roma. Infatti, se nei tempi arcaici veniva usato un solo nome, già negli ultimi secoli della Repubblica romana le persone libere adottavano tre nomi (tria nomina):

prenome
         (che distingueva l'individuo ed era paragonabile al nome proprio di persona  contemporaneo);
nomen             (che denotava la gens di appartenenza);
cognomen       (che era usato per distinguere le famiglie all' interno delle gentes).

Verso il V secolo la distinzione fra nomen e cognomen si fa sempre più sfumata e diventa comune l'uso di un nome unico (detto supernomen o signum), con le caratteristiche di non essere ereditato e di avere un significato immediatamente comprensibile (ad esempio il nome imperiale Augustus che significa "consacrato dagli auguri" o "favorito da buoni auspici").

Dopo la caduta dell'Impero romano, ogni persona veniva identificata dal solo nome personale, di cui venivano usati vezzeggiativi in ambito familiare. Tali nomi venivano a volte riferiti anche alle caratteristiche della persona, alla provenienza o alla paternità. L'avvento della religione cristiana e le ripetute invasioni barbariche facilitarono la diffusione di nuovi nomi che si aggiunsero ai nomi già in uso. A seguito della grande crescita demografica avvenuta in Europa tra il X secolo e l'XI secolo, divenne sempre più complicato distinguere un individuo da un altro con il solo nome personale.


Tra le principali necessità di individuare bene una persona e registrarla, dev'essere valutata la condizione medievale di chi fuggiva dai feudi per vivere nei centri abitati:ci si registrava nelle corporazioni municipali(dando il nome + la provenienza (Montanaro, Dal Bosco ecc)/un pregio o difetto fisico (Gobbo, Rosso, mancino ecc)/un mestiere (sella, Ferraro, Marangon ecc) e dopo un anno solare il feudatario perdeva il diritto di riportarsi al feudo il fuggitivo



Si rese nuovamente necessario identificare tutti gli individui appartenenti alla medesima discendenza con un altro nome. Nacque così il cognome moderno, che poteva essere originato da una caratteristica peculiare delle persone, come ad esempio la loro occupazione, o il luogo d'origine, il loro stato sociale o semplicemente il nome dei genitori: "Rossi" (il cognome più diffuso in Italia) potrebbe far riferimento al colorito della carnagione o dei capelli di qualche antenato; "Fiorentini" probabilmente provengono originariamente da Firenze, "Di Francesco" potrebbe indicare "figlio di Francesco".


In Italia, l'uso dei cognomi è inizialmente una prerogativa delle famiglie più ricche. Tuttavia tra il XIII secolo e il XIV secolo l'uso si estende agli strati sociali più bassi.


Il Concilio di Trento del 1564 sancisce l'obbligo per i parroci di gestire un registro dei battesimi con nome e cognome, al fine di evitare matrimoni tra consanguinei.


I cognomi derivano principalmente da tre fonti:


onomastica (da nomi propri di persona) 40%

toponomastica (nomi comuni o generici o propri di luogo) 35%
soprannomi 25%


Dati statistici sui cognomi italiani

In Italia esistono 350.000 cognomi e circa 7.000 nomi propri. Nella tabella che segue sono presentati i primi dieci cognomi italiani con più alto rango di occorrenze a livello nazionale, elaborati da dati inerenti agli utenti telefonici privati portatori del cognome; nella colonna di sinistra i dati elaborati da un rilevamento del 30 settembre 1979 a cura di Emidio De Felice, nella colonna di destra le informazioni più aggiornate fornite dal sito [1]:
I primi 10 cognomi italiani

De Felice
Gens
1
Rossi
Rossi
2
Ferrari
Russo
3
Russo
Ferrari
4
Bianchi
Esposito
5
Colombo
Bianchi
6
Esposito
Romano
7
Ricci
Colombo
8
Romano
Ricci
9
Conti
Marino
10
Costa
Greco
È certo che tra questi cognomi, il più diffuso in Italia sia Rossi, presente in 4541 comuni italiani.

Origine dei cognomi italiani

Tabelle riassuntive [modifica]

Forma finale
Esempio di composizione
Origine
asco
Com-asco, Cev-asco
Liguri
ago/aghi/ate/ati
Air-aghi, Arcon-ato, Gess-ati
Lombardi
atti/etti/otti
Ors-atti, Giorg-etti, Pedr-otti,
Lucian-etti, Bortol-otti, Bar-atti
Lombardi
azzi
Bott-azzi, Bertol-azzi, Bott-azzi,
Fontan-azzi, Gale-azzi, Zan-azzi
Emiliani o Lombardi (Bassa)
di/oldi
Bol-di, Garib-oldi, Gast-oldi, Sav-oldi, Sol-di, Ub-oldi
Lombardi (Germanici)
ingo/inghi/enghi/engo
Ard-enghi, Borl-enghi, Girard-engo, Interl-enghi, Pol-enghi, Martin-engo
Lombardi o Toscani (Germanici)
otti
Andre-otti, Bartol-otti, Bel-otti,
Chel-otti, Matte-otti, Mel-otti, Pap-otti, Tur-otti
Lombardi
oni
Alessandr-oni, Bori-oni, Bell-oni,
Ceri-oni, Cesar-oni, Luci-oni, Vecchi-oni
Lombardi o Marchigiani
ero/ario
Accorn-ero, Barb-ero, Ferr-ero,
Masp-ero, Molin-ero, Sobr-ero
Piemontesi
esio
Gorr-esio
Piemontesi
audi/aldi
Grib-audi, Ramb-audi
Piemontesi
ante
Ador-ante, Ferr-ante, Parl-ante,
Pom-ante, Viol-ante
Abruzzesi
ieri
Oliv-ieri, Piant-ieri, Ran-ieri
Abruzzesi, Campani
illi (ille)
Piccir-illi, Spit-illi, Verz-illi
Abruzzesi
occhi (òcchie)
Ciarr-occhi, Fabi-occhi, Pir-occhi
Abruzzesi
oli
Cavacchi-oli, Frattar-oli, Frondar-oli, Vallar-oli
Abruzzesi
ella
Pezz-ella, Mont-ella
Napoletani
iello
Borr-iello, Panar-iello, Ricciard-iello, Roman-iello, Vit-iello
Campani
edda
Del-edda, L-edda, Z-edda
Sardi
au
Bidd-au, Mad-au, R-au
Sardi
as/is/us
Cann-as, Pir-as, Solin-as, Vird-is,
Lamp-is, Camp-us
Sardi
u
Cafedd-u, Al-u, Porc-u
Sardi o Siciliani
aloro (aloru)
Andaloro, Fav-aloro, Orgli-aloro
Siciliani
aro (aru)
Am-aru, Tod-aro, Caff-aro,
Cannizz-aro, Cavall-aro, Finocchi-aro
Siciliani
eri
Oliv-eri, Palm-eri, Scud-eri, Tuv-eri, Cambar-eri
Siciliani
isi
Cass-isi, Penn-isi, Pugl-isi, Tro-isi,
Ronn-isi, Par-isi
Siciliani
oti
Sid-oti, F-oti, Scilip-oti
Siciliani o Calabresi
osi (usi)
Al-osi, Albert-osi, Cangel-osi, Nicol-osi
Siciliani
ulla
Strazz-ulla, Zapp-ulla
Siciliani
ai/ini
Ast-ai, Bott-ai, Boll-ai, Cas-ini, Casc-ini, Luc-ini, Fornari-ini, Paol-ini, Pont-ini
Toscani o Lombardi
ucci
(nome proprio)-ucci, Bell-ucci,
Bertol-ucci, Ilari-ucci, Lambert-ucci, Marc-ucci
Toscani
uoli/aiuoli
Acciai-uoli, Casci-aiuoli
Toscani
acco
Acco, B-acco, Bazz-acco, Biss-acco,
C-acco, Feltr-acco, Pol-acco
Friulani
er
Tauf-er, Pach-er, Pichl-er
Trentini, Sudtirolesi.
ato
Marcon-ato, Donol-ato, Bellin-ato,
Luc-ato, Francesc-ato
Veneti
igo
Pasqual-igo, Barbar-igo
Veneti
l/n/r
Cana-l, Luci-n, Mani-n, Furla-n, Schiavo-n, Carre-r, Venie-r
Veneti, Trentini o Friulani
ussi
Bortol-ussi, Ben-ussi
Friulani
utti/ut
Gregor-ut, Var-utti, Martin-ut
Friulani
az
Cune-az, Lucian-az
Valdostani (pronuncia alla francese)
oz
Diemo-oz, Marc-oz
Valdostani (pronuncia alla francese)
ou
Fi-ou
Valdostani (pronuncia alla francese)
in
Vercell-in, Negr-in
Valdostani (pronuncia alla francese), Veneti, Trentini o Friulani.
y
Borne-y
Valdostani
t
Perre-t
Valdostani (pronuncia alla francese)
ra
Fiche-ra, Guarne-ra
Siciliani




Prefissi



Esempio di composizione



Origine
De

De Cesare, De Felice, De Stefano, Delogu, Demuru, De Carli, De Lorenzi, De Mari

Suditaliani, Sardi e Norditaliani [2]
Del
Del Grosso, Del Vecchio, Del Porto, Del Pozzo, DelDel Pasqua, Del Piero Negro,
Centro Italia e Norditaliani
Della
Della Bella, Della Corte, Della Mea, Della Pasqua, Della Torre, Della Valle
Norditaliani, Suditaliani, Centro Italia [3]
Di
Di Battista, Di Giovanni, Di Stefano, Di Vincenzo, DiDi Bert, Di Lazzaro, Di Pietro Centa,
Abruzzesi-Molisani, Siciliani, Friulani [4]
La
La Ferrera, La Fata, La Russa, La Malfa, La Rosa, LaLa Loggia, La Torre Pira,
Siciliani
Lo (Lu)
Lo Cicero, Lo Forte, Lo Giudice, Lo Iacono, Lo Nigro, Lu Piccolo, Lo Presti, Lu Vito
Siciliani
Li
Li Calzi, Li Causi, Li Greci, Li Pira, Li Puma, Li Volsi, Li Volti
Siciliani






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mercoledì 20 ottobre 2010

Perchè New York è definita "La Grande Mela"?


Dovete sapere che il termine “The Big Apple” ha un’origine del tutto particolare.
Tale termine infatti fu sentito per la prima volta nel 1909 Edward S. Martin, nel libro "The Wayfaver in New York", paragona lo stato di New York ad un melo, con le radici nella valle del Mississippi e il frutto a New York.
Poi nel gennaio del 1920 da Fitzgerald sulla bocca di due stallieri afroamericani di New Orleans, che definirono così l’ippodromo di New York, il cronista riportò come per gli scommettitori di corse dei cavalli New York fosse il circuito ("la mela") più ricco a livello di guadagni.
Al
cronista sportivo John J. Fitzgerald piacque l’espressione e così la usò sul suo giornale riferendosi a notizie riguardanti appunto l’ippodromo.
Negli anni ‘30 e ‘40un gruppo di musicisti jazz usavano spesso questa definizione come una metafora del successo. Quando i concerti erano lontano da New York, si suonava "sui rami"; al contrario, suonare a New York significava suonare nella "Grande Mela".
Nel 1971 Charles Gillet, presidente dell’ufficio del turismo, usò il termine nella campagna di promozione della metropoli. Infine nel 1997 il sindaco Rudolph Giuliani ha battezzato “Big Apple Corner” l’angolo tra la 54
West Street e Broadway (dove Fitzgerald abitò abitò dal 1934 al 1963) per rendere omaggio al grande giornalista, in qualche modo padrino della definizione.

lunedì 18 ottobre 2010

Il Saluto tra Motociclisti – Miti e Leggende


    


Cari centauri, vi sarete imbattuti senz'altro, nei vostri viaggi, di incrociare un altro motociclista e di salutarlo nel modo che ormai è una consuetudine consolidata, con la mano sinistra con le dita alzate o con il piede sinistro alzato. Questo saluto universale in voga da sempre (pare più all'estero e al nord Italia che al centro sud, ma non sono in grado di confermarlo con precisione), sembrerebbe che non venga usato nei seguenti casi:
- i ciclomotori e gli scooteroni non si salutano;
- chi guida una Bmw o una Harley non si salutano, ma pare solo tra di loro - - - nelle rispettive categorie;
- chi guida un endurone non sempre si salutano;
- chi è alle prime armi ed è un motociclista solitario non saluta.

1.     La leggenda narra infatti di un cavaliere solitario di ritorno da una crociata, in sella al suo destriero da non si sa quanti giorni, che percorreva in salita un sentiero di montagna in una tranquilla giornata di sole. In alcuni tratti egli godeva nello spronare il suo cavallo per sentire il vento attraverso le fessure della sua armatura per poi rallentare e godersi i rumori del bosco che attraversava. Intanto più in alto e più in là verso l'orizzonte si scorgevano già le torri del castello dove stava facendo ritorno.
Quand'ecco scorgere in lontananza ed in direzione contraria la figura di un altro cavaliere che si avvicinava anch'egli felice. Quando i due si incrociarono, quello proveniente dal castello, sollevò la mano destra e con l'indice ed il medio disposti a "V" salutò il cavaliere di ritorno il quale, non ricambiò il saluto...
Il cavaliere di ritorno dal castello era diventato l'amante della principessa in assenza del cavaliere partito per la crociata.
Ecco quindi come è giunto fino a noi, cavalieri di oggi, il gesto di salutarsi con le classiche dita a "V", poiché quello che non saluta, automaticamente impersonifica il cavalier cornuto…

2.     Due cavalieri che all'interno di un bosco, dopo giorni passati a cavalcare in solitario, si incrociarono e senza un perchè alzaro entrambi la mano con le dita a V. Giunti alle reciproche destinazioni raccontarono l'accaduto e l'episodio fù considerato come segno di amicizia. Della storia si trova traccia anche nel racconto di Re Artu' e la tavola rotonda.
Resta il fatto che "probabilmente" il saluto fra cavalieri sia retrodatabile all'inizio del 1200 d.c. quindi quando rifacciamo questo gesto in realtà ci scambiano un segno d'amicizia che ha radici così profonde che se ci si riflette seriamente, rappresenta una "cosa" assai seria.
Forse non è così per caso che molti di noi riferendosi ad altri motociclisti riferiscano: "è vero che noi motociclisti siamo una vera famiglia.”

3.     Nel periodo del fascismo nel dopo guerra, usava il saluto romano anche tra i motociclisti

4.     C'è chi fa risalire a Churchill il saluto con le due dita unite, e che egli stesso riprese (credo) da un'epica battaglia vinta contro non ricordo chi, e che pare fosse un riferimento agli arcieri i quali, se fatti prigionieri, venivano privati proprio delle due dita, indice e medio, che servivano per tendere le frecce negli archi... al rientro coloro che erano sfuggiti a tale sevizia evidenziavano le dita sollevando la mano, per far vedere che erano ancora in grado di combattere con l'arco...

5.     Finita l'era dei cavalli e con l'invenzione delle motociclette questo saluto fatto su 4 zampe è passato su 2 ruote. II saluto quindi tra bikers risale senz'altro con l'inizio della invenzione della prima motocicletta o giù di lì, ma ecco un pò di storia che culturalmente parlando non guasta mai:

L'invenzione della motocicletta con motore a scoppio viene fatta risalire a due inventori tedeschi, Gottlieb Daimler e Wilhelm Maybach che costruirono il primo prototipo nel 1885 in una piccola officina di Cannstatt (nelle vicinanze di Stoccarda). Un altro progenitore viene considerato il veicolo funzionante a vapore costruito dall'inventore francese Louis-Guillaume Perreaux che ha depositato i primi brevetti nel 1868. Prima della fine del XIX secolo i primi esemplari funzionanti vennero messi in vendita e da quel momento si assistette ad una continua evoluzione della motocicletta, grazie ad aziende di tutto il Mondo, sia in Europa che negli USA. Fino agli anni sessanta la produzione era per la gran parte Europea, con l'industria Inglese, Tedesca e Italiana in particolare evidenza, negli ultimi decenni la parte del leone viene fatta dalle industrie Giapponesi.
Nel corso di fine ‘800 comparvero vari prototipi; nel 1892 l’italiano Bernardi realizzò una motocicletta con motore monocilindrico a quattro tempi, nel 1896 P. Werner costruì un modello con trasmissione a cinghia alla ruota anteriore, alcuni modelli statunitensi e inglesi svilupparono la trasmissione a catena e il cambio a pedale.
Nel corso dei primi decenni del ‘900 nacquero nuovi motori a due tempi e le strutture si differenziarono sempre di più dalla bicicletta per assumere le caratteristiche delle attuali motociclette.


Ecco alcune raffigurazioni di alcuni gesti e il relativo significato:
 
Saluto con dita a "V"








Saluto con la mano aperta
 

Saluto tipo "surf"
 

Tutto OK
 

Vai piano

Pericolo Forze dell'Ordine
Ma non occorre troppo soffermarsi sulle modalità del saluto: spesso i saluti migliori sono affidati al nostro estro, al nostro genio e alla nostra capacità di improvvisazione. Se vedete perciò gente che impenna, sporge un fazzoletto, vi fa un semplice cenno con il casco, sporge il piede, si mette in piedi sulla sella e si inchina a voi, non vi preoccupate: tutto è lecito, non esistono regole ferree alle quali uniformarsi... l’importante è salutare.


CHI SI SALUTA

Ovviamente ognuno saluta chi vuole, ma sarebbe buona norma per fare tornare in auge questa cosa del saluto, salutare SEMPRE TUTTI gli utenti con un mezzo a due ruote motorizzato, ovvero 50ini, 125, 250 e su fino alle massime cilindrate.
NON devono esserci DISTINZIONI di marca, mezzo o età del conducente.

Si può non salutare Ape e Quad, che comunque non hanno nel loro dna il saluto.
Per i puristi, si può non salutare scooter e 50 e 125, a patto che si ricambi se uno di questi mezzi vi saluta

DOVE SI SALUTA

In città si può essere esonerati dal saluto, visto che bisogna essere concentrati sulla guida, certo che però nel caso di alcune città dove il traffico non è caotico, si potrebbe salutare comunque.


In condizioni di difficoltà, ad esempio in piena curva o in caso di "tirata", salutate solo se siete i sicurezza e se sapete di riuscire a controllare la moto, meglio non salutarne uno adesso e venti poi, che cadere e perderseli tutti, no?


Comunque, per i più esperti, una soluzione può essere un cenno con il casco, V alla manopola, gamba tesa in fuori o, in alternativa, il braccio disteso all'indietro con la V o la mano aperta; in questo modo difatti non si compromette l'aerodinamica più di tanto, e la moto rimane comunque ben bilanciata.



QUANDO SI SALUTA


Sempre, salvo nei casi sopraindicati.


Inoltre ricordatevi sempre di ringraziare chi vi ha fato passare, magari mettendo in fuori per un attimo la gamba destra.


Se i vostri saluti non sono ricambiati, soprattutto dai ragazzini, non prendetevela, perché se tutti salutassero tutti indistintamente, si riuscirebbe ad instaurare una cultura del saluto che, per il momento, soprattutto tra i giovani, non pare esserci.


Inoltre, dai vari topic, è emerso che al sud si saluta di meno che al nord Italia, ma è in Francia, Germania e Polonia che il saluto è davvero diffuso.


Ma non occorre troppo soffermarsi sulle modalità del saluto: spesso i saluti migliori sono affidati al nostro estro, al nostro genio e alla nostra capacità di improvvisazione. Se vedete perciò gente che impenna, sporge un fazzoletto, vi fa un semplice cenno con il casco, sporge il piede, si mette in piedi sulla sella e si inchina a voi, non vi preoccupate: tutto è lecito, non esistono regole ferree alle quali uniformarsi... l’importante è salutare.


Partiamo però proprio da quest’ultima affermazione: i motociclisti sono sempre stati una casta a sé stante, una classe con un grande cameratismo e spirito di abnegazione. E il saluto è stato sempre un gesto che ha contraddistinto questa casta, nel bene o nel male.


Come in quasi tutti i settori del mondo moderno, però, il progresso, i miti televisivi, il business che si è creato intorno alle due ruote, è tale che ha portato sulle moto persone che non hanno la passione per questo stile di vita: la moto, purtroppo, viene vista sempre più comunemente come un comodo mezzo di trasporto.   Pensiero che trovai nel sito www.motoclub-tingavert.it  di un utente chiamato Scella:
“Il problema, secondo il mio modesto parere, è che ormai quella dei motociclisti è diventata una famiglia "allargata", sempre più eterogenea: ma questo che, di per sé, è un fatto positivo, ha comunque un risvolto negativo. Sempre più persone infatti salgono su una moto solo per pura affermazione formale o solo per spirito di emulazione (vedi l'enorme business che hanno creato i personaggi come Valentino Rossi intorno al mondo dei motori). Prima chi prendeva la moto lo faceva per passione e con passione; ora purtroppo ci sono persone che non sanno nemmeno cos'è il galateo dei motociclisti, ed anzi contribuiscono solo alla già troppo diffusa idea che c'è in Italia (Due Ruote=Pirata); li vedi cavalcare moto supersportive senza casco, in cannottiera e con gli infradito ai piedi, se ne fregano delle norme stradali, impennano, sorpassano si infilano e ti tagliano la strada; e chi più ne ha più ne metta. Questi “motociclisti” sono senza nessun rispetto per se stessi e per gli altri.
Purtroppo, ormai se lampeggi a qualcuno o ti spara gli abbaglianti in faccia o torna indietro perché magari pensava chissà cosa.
Cosa fare? O accettare le cose così come sono o cercare di fare un po' di sana educazione attraverso gli strumenti che abbiamo, come i forum di appassionati e i club.