Cari centauri, vi sarete imbattuti senz'altro, nei vostri viaggi, di incrociare un altro motociclista e di salutarlo nel modo che ormai è una consuetudine consolidata, con la mano sinistra con le dita alzate o con il piede sinistro alzato. Questo saluto universale in voga da sempre (pare più all'estero e al nord Italia che al centro sud, ma non sono in grado di confermarlo con precisione), sembrerebbe che non venga usato nei seguenti casi:
- i ciclomotori e gli scooteroni non si salutano;
- chi guida una Bmw o una Harley non si salutano, ma pare solo tra di loro - - - nelle rispettive categorie;
- chi guida un endurone non sempre si salutano;
- chi è alle prime armi ed è un motociclista solitario non saluta.
- i ciclomotori e gli scooteroni non si salutano;
- chi guida una Bmw o una Harley non si salutano, ma pare solo tra di loro - - - nelle rispettive categorie;
- chi guida un endurone non sempre si salutano;
- chi è alle prime armi ed è un motociclista solitario non saluta.
1. La leggenda narra infatti di un cavaliere solitario di ritorno da una crociata, in sella al suo destriero da non si sa quanti giorni, che percorreva in salita un sentiero di montagna in una tranquilla giornata di sole. In alcuni tratti egli godeva nello spronare il suo cavallo per sentire il vento attraverso le fessure della sua armatura per poi rallentare e godersi i rumori del bosco che attraversava. Intanto più in alto e più in là verso l'orizzonte si scorgevano già le torri del castello dove stava facendo ritorno.
Quand'ecco scorgere in lontananza ed in direzione contraria la figura di un altro cavaliere che si avvicinava anch'egli felice. Quando i due si incrociarono, quello proveniente dal castello, sollevò la mano destra e con l'indice ed il medio disposti a "V" salutò il cavaliere di ritorno il quale, non ricambiò il saluto...
Il cavaliere di ritorno dal castello era diventato l'amante della principessa in assenza del cavaliere partito per la crociata.
Ecco quindi come è giunto fino a noi, cavalieri di oggi, il gesto di salutarsi con le classiche dita a "V", poiché quello che non saluta, automaticamente impersonifica il cavalier cornuto…
Quand'ecco scorgere in lontananza ed in direzione contraria la figura di un altro cavaliere che si avvicinava anch'egli felice. Quando i due si incrociarono, quello proveniente dal castello, sollevò la mano destra e con l'indice ed il medio disposti a "V" salutò il cavaliere di ritorno il quale, non ricambiò il saluto...
Il cavaliere di ritorno dal castello era diventato l'amante della principessa in assenza del cavaliere partito per la crociata.
Ecco quindi come è giunto fino a noi, cavalieri di oggi, il gesto di salutarsi con le classiche dita a "V", poiché quello che non saluta, automaticamente impersonifica il cavalier cornuto…
2. Due cavalieri che all'interno di un bosco, dopo giorni passati a cavalcare in solitario, si incrociarono e senza un perchè alzaro entrambi la mano con le dita a V. Giunti alle reciproche destinazioni raccontarono l'accaduto e l'episodio fù considerato come segno di amicizia. Della storia si trova traccia anche nel racconto di Re Artu' e la tavola rotonda.
Resta il fatto che "probabilmente" il saluto fra cavalieri sia retrodatabile all'inizio del 1200 d.c. quindi quando rifacciamo questo gesto in realtà ci scambiano un segno d'amicizia che ha radici così profonde che se ci si riflette seriamente, rappresenta una "cosa" assai seria.
Forse non è così per caso che molti di noi riferendosi ad altri motociclisti riferiscano: "è vero che noi motociclisti siamo una vera famiglia.”
Resta il fatto che "probabilmente" il saluto fra cavalieri sia retrodatabile all'inizio del 1200 d.c. quindi quando rifacciamo questo gesto in realtà ci scambiano un segno d'amicizia che ha radici così profonde che se ci si riflette seriamente, rappresenta una "cosa" assai seria.
Forse non è così per caso che molti di noi riferendosi ad altri motociclisti riferiscano: "è vero che noi motociclisti siamo una vera famiglia.”
3. Nel periodo del fascismo nel dopo guerra, usava il saluto romano anche tra i motociclisti
4. C'è chi fa risalire a Churchill il saluto con le due dita unite, e che egli stesso riprese (credo) da un'epica battaglia vinta contro non ricordo chi, e che pare fosse un riferimento agli arcieri i quali, se fatti prigionieri, venivano privati proprio delle due dita, indice e medio, che servivano per tendere le frecce negli archi... al rientro coloro che erano sfuggiti a tale sevizia evidenziavano le dita sollevando la mano, per far vedere che erano ancora in grado di combattere con l'arco...
5. Finita l'era dei cavalli e con l'invenzione delle motociclette questo saluto fatto su 4 zampe è passato su 2 ruote. II saluto quindi tra bikers risale senz'altro con l'inizio della invenzione della prima motocicletta o giù di lì, ma ecco un pò di storia che culturalmente parlando non guasta mai:
L'invenzione della motocicletta con motore a scoppio viene fatta risalire a due inventori tedeschi, Gottlieb Daimler e Wilhelm Maybach che costruirono il primo prototipo nel 1885 in una piccola officina di Cannstatt (nelle vicinanze di Stoccarda). Un altro progenitore viene considerato il veicolo funzionante a vapore costruito dall'inventore francese Louis-Guillaume Perreaux che ha depositato i primi brevetti nel 1868. Prima della fine del XIX secolo i primi esemplari funzionanti vennero messi in vendita e da quel momento si assistette ad una continua evoluzione della motocicletta, grazie ad aziende di tutto il Mondo, sia in Europa che negli USA. Fino agli anni sessanta la produzione era per la gran parte Europea, con l'industria Inglese, Tedesca e Italiana in particolare evidenza, negli ultimi decenni la parte del leone viene fatta dalle industrie Giapponesi.
Nel corso di fine ‘800 comparvero vari prototipi; nel 1892 l’italiano Bernardi realizzò una motocicletta con motore monocilindrico a quattro tempi, nel 1896 P. Werner costruì un modello con trasmissione a cinghia alla ruota anteriore, alcuni modelli statunitensi e inglesi svilupparono la trasmissione a catena e il cambio a pedale.
Nel corso dei primi decenni del ‘900 nacquero nuovi motori a due tempi e le strutture si differenziarono sempre di più dalla bicicletta per assumere le caratteristiche delle attuali motociclette.
Nel corso di fine ‘800 comparvero vari prototipi; nel 1892 l’italiano Bernardi realizzò una motocicletta con motore monocilindrico a quattro tempi, nel 1896 P. Werner costruì un modello con trasmissione a cinghia alla ruota anteriore, alcuni modelli statunitensi e inglesi svilupparono la trasmissione a catena e il cambio a pedale.
Nel corso dei primi decenni del ‘900 nacquero nuovi motori a due tempi e le strutture si differenziarono sempre di più dalla bicicletta per assumere le caratteristiche delle attuali motociclette.
Ecco alcune raffigurazioni di alcuni gesti e il relativo significato:
| Saluto con la mano aperta |
Saluto tipo "surf" | Tutto OK |
Vai piano | Pericolo Forze dell'Ordine |
Ma non occorre troppo soffermarsi sulle modalità del saluto: spesso i saluti migliori sono affidati al nostro estro, al nostro genio e alla nostra capacità di improvvisazione. Se vedete perciò gente che impenna, sporge un fazzoletto, vi fa un semplice cenno con il casco, sporge il piede, si mette in piedi sulla sella e si inchina a voi, non vi preoccupate: tutto è lecito, non esistono regole ferree alle quali uniformarsi... l’importante è salutare.
CHI SI SALUTA
Ovviamente ognuno saluta chi vuole, ma sarebbe buona norma per fare tornare in auge questa cosa del saluto, salutare SEMPRE TUTTI gli utenti con un mezzo a due ruote motorizzato, ovvero 50ini, 125, 250 e su fino alle massime cilindrate.
NON devono esserci DISTINZIONI di marca, mezzo o età del conducente.
Si può non salutare Ape e Quad, che comunque non hanno nel loro dna il saluto.
Per i puristi, si può non salutare scooter e 50 e 125, a patto che si ricambi se uno di questi mezzi vi saluta
DOVE SI SALUTA
In città si può essere esonerati dal saluto, visto che bisogna essere concentrati sulla guida, certo che però nel caso di alcune città dove il traffico non è caotico, si potrebbe salutare comunque.
In condizioni di difficoltà, ad esempio in piena curva o in caso di "tirata", salutate solo se siete i sicurezza e se sapete di riuscire a controllare la moto, meglio non salutarne uno adesso e venti poi, che cadere e perderseli tutti, no?
Comunque, per i più esperti, una soluzione può essere un cenno con il casco, V alla manopola, gamba tesa in fuori o, in alternativa, il braccio disteso all'indietro con la V o la mano aperta; in questo modo difatti non si compromette l'aerodinamica più di tanto, e la moto rimane comunque ben bilanciata.
QUANDO SI SALUTA
Sempre, salvo nei casi sopraindicati.
Inoltre ricordatevi sempre di ringraziare chi vi ha fato passare, magari mettendo in fuori per un attimo la gamba destra.
Se i vostri saluti non sono ricambiati, soprattutto dai ragazzini, non prendetevela, perché se tutti salutassero tutti indistintamente, si riuscirebbe ad instaurare una cultura del saluto che, per il momento, soprattutto tra i giovani, non pare esserci.
Inoltre, dai vari topic, è emerso che al sud si saluta di meno che al nord Italia, ma è in Francia, Germania e Polonia che il saluto è davvero diffuso.
Ma non occorre troppo soffermarsi sulle modalità del saluto: spesso i saluti migliori sono affidati al nostro estro, al nostro genio e alla nostra capacità di improvvisazione. Se vedete perciò gente che impenna, sporge un fazzoletto, vi fa un semplice cenno con il casco, sporge il piede, si mette in piedi sulla sella e si inchina a voi, non vi preoccupate: tutto è lecito, non esistono regole ferree alle quali uniformarsi... l’importante è salutare.
Partiamo però proprio da quest’ultima affermazione: i motociclisti sono sempre stati una casta a sé stante, una classe con un grande cameratismo e spirito di abnegazione. E il saluto è stato sempre un gesto che ha contraddistinto questa casta, nel bene o nel male.
Come in quasi tutti i settori del mondo moderno, però, il progresso, i miti televisivi, il business che si è creato intorno alle due ruote, è tale che ha portato sulle moto persone che non hanno la passione per questo stile di vita: la moto, purtroppo, viene vista sempre più comunemente come un comodo mezzo di trasporto. Pensiero che trovai nel sito www.motoclub-tingavert.it di un utente chiamato Scella:
“Il problema, secondo il mio modesto parere, è che ormai quella dei motociclisti è diventata una famiglia "allargata", sempre più eterogenea: ma questo che, di per sé, è un fatto positivo, ha comunque un risvolto negativo. Sempre più persone infatti salgono su una moto solo per pura affermazione formale o solo per spirito di emulazione (vedi l'enorme business che hanno creato i personaggi come Valentino Rossi intorno al mondo dei motori). Prima chi prendeva la moto lo faceva per passione e con passione; ora purtroppo ci sono persone che non sanno nemmeno cos'è il galateo dei motociclisti, ed anzi contribuiscono solo alla già troppo diffusa idea che c'è in Italia (Due Ruote=Pirata); li vedi cavalcare moto supersportive senza casco, in cannottiera e con gli infradito ai piedi, se ne fregano delle norme stradali, impennano, sorpassano si infilano e ti tagliano la strada; e chi più ne ha più ne metta. Questi “motociclisti” sono senza nessun rispetto per se stessi e per gli altri.
Purtroppo, ormai se lampeggi a qualcuno o ti spara gli abbaglianti in faccia o torna indietro perché magari pensava chissà cosa.
Cosa fare? O accettare le cose così come sono o cercare di fare un po' di sana educazione attraverso gli strumenti che abbiamo, come i forum di appassionati e i club.
Purtroppo, ormai se lampeggi a qualcuno o ti spara gli abbaglianti in faccia o torna indietro perché magari pensava chissà cosa.
Cosa fare? O accettare le cose così come sono o cercare di fare un po' di sana educazione attraverso gli strumenti che abbiamo, come i forum di appassionati e i club.
Il primo saluto non si scorda mai: in sella al C12 di mio fratello, incrocio un 888 che mi saluta. Ero ufficialmente entrato nella famiglia dei motociclisti!
RispondiEliminasono un vecchio motociclista e penso che il saluto è solo rispetto per chi come me cavalca un cavallo di acciaio è una cosa bella e non cosi comune
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